I migranti rappresentano circa il 3% della popolazione mondiale, ma producono oltre il 9% del PIL mondiale. I migranti portano spesso benefici significativi alle loro nuove comunità sotto forma di competenze, crescita demografica, investimenti e diversità culturale, dimostrando come le migrazioni rappresentino una risorsa importante per lo sviluppo dei Paesi ospitanti. Tuttavia, una gestione errata del fenomeno è in grado di provocare ricadute negative in termini di sviluppo e a danno dei migranti stessi.
Per la prima volta nella storia, un’agenda condivisa a livello globale riconosce le migrazioni come un fattore fondamentale per lo sviluppo. L’Agenda 2030 si rivolge, infatti, a tutte le popolazioni e riconosce donne, uomini e bambini migranti come gruppi vulnerabili e, allo stesso tempo, come agenti dello sviluppo.
La Risoluzione delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile dichiara apertamente:
“Riconosciamo il contributo positivo dei migranti alla crescita inclusiva e allo sviluppo sostenibile. Riconosciamo, inoltre, che le migrazioni internazionali rappresentano una realtà multidimensionale di grande rilievo per lo sviluppo dei Paesi di origine, di transito e di destinazione, che richiede risposte coerenti ed esaustive. Per questo motivo, il nostro impegno sarà rivolto a realizzare una collaborazione a livello internazionale atta a garantire una migrazione sicura, ordinata e regolare, che assicuri il massimo rispetto per i diritti umani e il trattamento umano dei migranti, indipendentemente dallo status di migrante, rifugiato o sfollato. Tale collaborazione aiuterà anche a rafforzare la resilienza delle comunità che ospitano i rifugiati, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Sottolineiamo il diritto dei migranti di fare ritorno al proprio Paese di cittadinanza e ribadiamo il dovere di ciascuno Stato di garantire una debita accoglienza ai propri connazionali che fanno ritorno al proprio Paese.”
Le interconnessioni rilevabili all’interno dell’Agenda, dirette e trasversali, tra gli obiettivi SDG e le Migrazioni prevedono dunque di integrare e affrontare il fenomeno migratorio nei diversi settori della governance. Rafforzando il legame tra migrazione e sviluppo a tutti i livelli, infatti, non avremo soltanto un miglioramento dei flussi migratori grazie alle politiche di sviluppo, ma anche uno sviluppo più efficace grazie alle politiche in tema di migrazioni.
L’inclusione del fenomeno migratorio all’interno degli obiettivi SDG apre, inoltre, altre grandi opportunità e sfide per il prossimo futuro, tra cui la dimostrazione della natura multidimensionale della migrazione, nonché della sua importanza sia per i Paesi sviluppati che per quelli in via di sviluppo. Considerare i diritti umani come elemento alla base della governance in tema di migrazione significa porre i migranti e le loro necessità al centro del dibattito, permettendo loro di contribuire in maniera più efficace allo sviluppo.
E proprio come avviene per il rispetto e la promozione dell’uguaglianza di genere, e per il coinvolgimento proattivo degli enti locali nell’implementazione dei dettami dell’Agenda in questo senso, molti obiettivi e target SDG possono essere realizzati completamente soltanto tenendo nella dovuta considerazione migranti e migrazioni. Questo aspetto sottolinea nuovamente la pari importanza ricoperta da tutti gli obiettivi SDG individuati, nonché l’interconnessione che esiste fra questi; potremmo affermare, per semplificare il concetto, che ignorare anche uno solo degli obiettivi potrebbe minare i progressi e vanificare gli sforzi profusi per il raggiungimento degli altri.
Interconnessioni dirette tra migrazioni e obiettivi SDG
Il tema della migrazione viene citato esplicitamente in relazione alla promozione dell’educazione (SDG 4), in particolare al target 4B, che copre la necessità di aumentare la mobilità internazionale degli studenti e di promuovere l’istruzione superiore per mezzo di borse di studio da emettere in favore dei Paesi in via di sviluppo o meno sviluppati. Queste strategie consentirebbero di incoraggiare gli scambi culturali, oltre a migliorare lo sviluppo di competenze formative, educative e lavorative, favorendo il trasferimento delle conoscenze e delle competenze dei migranti.
Facilitare la migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone, anche attraverso l’attuazione di politiche migratorie programmate e ben gestite (SDG 10.7)
Il target 7 dell’obiettivo SDG 10 (ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i Paesi) contiene già quelli che sono diventati gli elementi chiave degli accordi più recenti come, ad esempio, il Global Compact sulle Migrazioni. La necessità di garantire una migrazione ordinata, sicura e regolare ha rappresentato un focus cardine per la comunità internazionale a partire dalla definizione dell’Agenda 2030 e ha incoraggiato gli attori internazionali a promuovere ulteriormente questo concetto, per mezzo di una governance efficace in tema di migrazioni, implementata a livello globale, regionale, nazionale e sub-nazionale. L’attuazione di politiche migratorie pianificate e ben gestite abbraccia un’ampia gamma di attori e settori, dalla protezione dei diritti dei migranti all’assistenza al ritorno volontario, dalla garanzia di un accesso regolare ai servizi pubblici (assistenza sanitaria, opportunità di studio e lavoro, giustizia, ecc.) alla gestione delle vulnerabilità di migranti, sfollati e rifugiati grazie allo sviluppo di soluzioni sostenibili e durature per la loro integrazione all’interno delle comunità ospitanti. Tra gli esempi di politiche coerenti in materia di migrazione, da implementarsi a livello nazionale e contenute nell’Agenda 2030, troviamo:
- Target 1.3 Implementare sistemi a livello nazionale adeguati di protezione sociale e misure per tutti, per raggiungere la sostanziale copertura del numero di persone povere e vulnerabili
- Target 5.1 Terminare tutte le forme di discriminazione nei confronti di tutte le donne e le ragazze in tutto il mondo
- Target 8.8 Proteggere i diritti del lavoro e promuovere un ambiente sicuro e protetto di lavoro per tutti i lavoratori, compresi i lavoratori migranti, in particolare donne migranti, e quelli in lavoro precario
- Mezzi di implementazione 16.b Promuovere e far rispettare le leggi e le politiche non discriminatorie per lo sviluppo sostenibile
Interconnessioni indirette tra migrazioni e obiettivi SDG
Il fenomeno migratorio può essere correlato a ciascuno degli Obiettivi SDG dell’Agenda 2030. Ecco tutte le connessioni trasversali tra migrazioni e obiettivi SDG
- Focus: Migrazioni e città eque e sostenibili
La migrazione è diventata sempre più un fenomeno urbano per tre motivi: 1) i migranti interni sono maggiormente inclini a spostarsi dalle zone rurali a quelle urbane; 2) i lavoratori migranti si spostano spesso verso le città in cerca di opportunità di lavoro; 3) gli sfollati sono sempre più concentrati nelle aree urbane. Secondo i dati dell’OIM, circa 120.000 persone ogni giorno migrano verso le città nella sola area Asia-Pacifico a causa di uno o più fattori di attrazione e di spinta, tra cui povertà, vulnerabilità, insicurezza nell’approvvigionamento di cibo e acqua, disoccupazione, accesso ai servizi sanitari e all’educazione, conflitti, instabilità politica, degrado ambientale e impatto dei cambiamenti climatici.
Di conseguenza, le città diventano attori chiave nella gestione dei flussi migratori, nella promozione dell’integrazione e nella realizzazione del potenziale del fenomeno migratorio quale agente per lo sviluppo sostenibile. In effetti, le autorità locali gestiscono spesso l’educazione, la sanità, il contesto residenziale e i servizi sociali per i migranti, oltre ai processi documentali e/o di identificazione legale. Un’implementazione insufficiente dei servizi di accoglienza pone i migranti a rischio di segregazione spaziale, impedendone l’integrazione e aggravando il rischio di marginalizzazione e criminalizzazione. In assenza di adeguate informazioni e assistenza, inoltre, i migranti potrebbero anche incontrare barriere linguistiche, legali, sociali e amministrative nel percorso di protezione sociale, con possibili limitazioni alle proprie possibilità di accesso alle soluzioni di accoglienza, così come alla sfera lavorativa e ai servizi di base. Questi rischi sono coperti nell’obiettivo SDG 11.
I mezzi di implementazione dell’Obiettivo SDG 11 (target 11.B e 11.C in particolare) incoraggiano le città ad adottare politiche sulla riduzione e gestione del rischio di disastri, secondo i dettami del Quadro di Riferimento di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri. Sebbene la migrazione dovuta a minacce ambientali e climatiche sia ancora sottostimata, oggigiorno, la probabilità di dover abbandonare il proprio territorio a causa di disastri è del 60% superiore rispetto a quanto accadeva quattro decenni fa, specialmente nei contesti urbani. Scarse politiche di governance e pianificazione urbana non adeguata alle strategie di gestione rappresentano fattori correlati a un livello più elevato di abbandono. Ad esempio, l’utilizzo di materiali da costruzione scadenti e la realizzazione di siti su terreni pericolosi (a rischio sismico, di inondazioni o di fenomeni vulcanici, ecc.) o di nuovi edifici abusivi può causare l’aumento del tasso di sfollamento.
Poiché i migranti sono spesso coinvolti nelle fattispecie di rischio urbanistico, è necessario inserire questa categoria di cittadini nelle pratiche di gestione del rischio di disastri, nelle politiche sui cambiamenti climatici, così come nella gestione del territorio e nella pianificazione urbana e delle risorse naturali.
Il Target 16.9 invita gli Stati a garantire un’identità legale per tutti. Questo aspetto si riferisce direttamente al fenomeno dell’apolidia e permette ai migranti di richiedere cittadinanza o permessi di soggiorno e di avere accesso ai medesimi diritti dei cittadini. I tentativi di impedire ai migranti di presentare domanda di permesso di soggiorno o di cittadinanza possono ostacolare il processo di integrazione e deteriorare il loro senso di appartenenza all’interno delle comunità locali e nazionali. Al fine di rendere efficace il Target 16.7, dunque, è necessario includere i migranti in maniera capillare in tutti gli aspetti del processo decisionale e nei processi a carattere partecipativo. Il Target 16.B invita gli Stati a “Promuovere e far rispettare le leggi e le politiche non discriminatorie per lo sviluppo sostenibile”, un aspetto che risulta essere anche un elemento decisivo per l’inclusione e l’integrazione dei migranti.
- Focus: Migrazioni e Cambiamenti Climatici
L’Agenda 2030 riconosce come gli impatti avversi dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale rappresentino una seria minaccia allo sviluppo. Considerando, inoltre, che i cambiamenti climatici e ambientali risultano essere anche all’origine di fenomeni di migrazione forzata, si rende necessario attuare strategie di mitigazione e adattamento a livello locale, al fine di contrastare quanto più possibile il verificarsi di questi fenomeni. Altro aspetto essenziale, poi, è quello di garantire che i bisogni dei migranti e le loro vulnerabilità siano tenuti in debita considerazione nelle azioni di prevenzione, preparazione e resilienza, anche al fine di raccordare in maniera coerente le iniziative locali con quelle istituite a livello più alto. In assenza di un’attenta valutazione delle correlazioni tra cambiamenti climatici e migrazioni, le azioni a livello locale potrebbero risultare più costose nel lungo periodo e meno efficaci. Il Target 13.3 punta a “Migliorare l’istruzione, la sensibilizzazione e la capacità umana e istituzionale riguardo ai cambiamenti climatici in materia di mitigazione, adattamento, riduzione dell’impatto e di allerta precoce”. Come già affermato in precedenza, è necessario includere i migranti all’interno di specifici percorsi educativi e di sensibilizzazione, poiché si tratta di persone che vivono spesso in luoghi non sicuri.
Il genere è tra le variabili che causano differenze e ingiustizie nell’adattamento ai cambiamenti climatici e nella conseguente vulnerabilità dovuta agli effetti del clima. Si è ormai raggiunto un certo consenso riguardo all’integrazione della variabile di genere all’interno degli studi in materia di cambiamenti climatici, al fine di individuare con maggiore facilità possibili sistemi di potere sovrapposti e interconnessi.
Le donne, infatti, svolgono un ruolo estremamente importante nell’agricoltura, nella sicurezza alimentare e nelle economie rurali a livello globale, in quanto costituiscono il 43% circa della forza lavoro agricola nei Paesi in via di sviluppo, rappresentando però al contempo meno del 5% dei proprietari terrieri. Il forte coinvolgimento delle donne nell’agricoltura, unito a un approccio basato sul genere, porterebbe benefici significativi ai programmi di adattamento ai cambiamenti climatici.
- Focus: Migrazioni e Genere
Rispetto al passato, il numero di donne che migrano in maniera indipendente è oggi certamente in crescita, una tendenza, questa, talvolta definita femminilizzazione dei processi migratori. In questo contesto, tuttavia, è doveroso sottolineare come le donne migranti siano spesso vittime di una doppia discriminazione, in quanto potenzialmente esposte a fenomeni di violenza di genere e/o a barriere di genere nel corso dei propri spostamenti. Queste difficoltà, a loro volta, possono spingere le donne a utilizzare con maggiore frequenza canali di migrazione irregolari, generando un ulteriore e maggiore rischio di divenire vittime di tratta o sfruttamento sessuale. Basti pensare che le donne e le ragazze rappresentano il 71% di tutte le vittime di tratta rilevate a livello globale, mentre le femmine rappresentano il 96% delle vittime di sfruttamento sessuale.
Lungo i percorsi migratori, donne e ragazze si trovano ad affrontare rischi quali violazione dei diritti umani, violenza di genere, oppressione e discriminazione. Nel rapporto pubblicato nel mese di giugno del 2016, l’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali ha affermato come vi sia una “crescente evidenza che la violenza di genere rappresenti un problema estremamente serio per le donne e le ragazze migranti”.
D’altro canto, le donne migranti sono spesso i primi soggetti a reagire in maniera proattiva alle crisi, svolgendo un ruolo centrale per il sostentamento e la ricostruzione delle comunità. Le migrazioni possono rappresentare una fonte di empowerment per le donne e, di conseguenza, una fonte di sviluppo. Il fenomeno migratorio può permettere l’accesso all’istruzione e a opportunità di lavoro e di carriera migliori, consentendo alle donne di ricevere entrate finanziarie più consistenti. La migrazione, inoltre, permette di aprire nuove possibilità per acquisire o migliorare competenze e conoscenze, aumentando di conseguenza lo status sociale ed economico e la partecipazione alla società. Ad esempio, UN Women ha mostrato come le donne migranti destinino una quota maggiore del proprio salario rispetto agli uomini per finanziare sviluppo della comunità, salute e istruzione. Gli obiettivi SDG riconoscono la protezione dei diritti delle donne migranti come un fattore in grado di aumentare il loro potenziale di diventare agenti di sviluppo. Gli obiettivi, inoltre, supportano l’empowerment e l’imprenditorialità delle donne attraverso la protezione dei loro diritti, la riduzione dei costi delle rimesse, permettendo loro di costruire competenze rilevanti per la loro indipendenza economica e sociale e promuovendo la loro inclusione economica e politica.